Secondo un rapporto di un ente di beneficenza per il benessere degli animali, i più grandi allevamenti di tigri al di fuori dell’Asia operano liberamente in Sud Africa, facilitando il contrabbando illegale di parti del corpo di tigri.
Una ricerca condotta da Four Paws, che sta conducendo una campagna per chiudere l’industria dei grandi felini in Sud Africa, ha scoperto 103 luoghi nel paese in cui le tigri sono state tenute in cattività nel 2023 o 2024 o erano state tenute durante i tre anni precedenti.
Diverse strutture allevavano tigri per vendere le loro parti del corpo alla Cina o al Vietnam per utilizzarle nella medicina tradizionale, afferma il rapporto, identificando tre reti note o sospettate di essere coinvolte.
I membri di una rete di “sindacati criminali interconnessi” hanno pubblicato foto sui social media pubblicizzando “prodotti tigre”, che secondo il rapporto erano sospettati di essere colla di ossa di tigre.
In un’altra foto inclusa nel rapporto in forma anonima, i membri della rete affermavano che stavano cucinando tigri da qualche parte in Sud Africa.
Le tigri sono classificate come a rischio di estinzione dall’Unione internazionale per la conservazione della natura, che ha stimato nel 2021 che circa 5.574 sarebbero rimaste in libertà, sparse in 13 paesi asiatici.
Si tratta di un aumento del 40% della popolazione dal 2021, ma rappresenta comunque un enorme calo rispetto ai 100.000 di circa un secolo fa.
Il commercio commerciale di tigri vive e di parti del loro corpo è stato vietato a livello globale dal 1975, ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche a rischio di estinzione (Cites). Tuttavia, secondo il World Wide Fund For Nature (WWF), “rimane una delle maggiori minacce per le popolazioni di tigri selvatiche”.
Secondo un rapporto del governo del febbraio 2024, in Sud Africa c’erano 626 tigri in cattività. Ma lo studio non ha ottenuto dati da due province sudafricane: KwaZulu-Natal, la seconda provincia più popolosa del paese, e Mpumalanga.
Le ossa di leone venivano anche esportate illegalmente dal Sud Africa per essere vendute in Asia come ossa di tigre, afferma il rapporto Four Paws. Il Sudafrica consente l’allevamento commerciale dei leoni, anche per la caccia ai trofei, e possono essere venduti all’estero vivi o come carcasse.
Tuttavia, l’esportazione di ossa di leone è vietata dal 2019. Il ministro dell’Ambiente, Dion George, ha affermato di aver “assunto una posizione chiara e decisa contro l’allevamento di leoni in cattività”, in un discorso di ottobre in occasione dei 100 giorni del suo mandato.
Il rapporto del governo del 2024 rilevava che le normative erano più deboli per le tigri, perché non erano originarie del Sud Africa, rendendole una “opzione più attraente” per gli allevatori di grandi felini.