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La mortalità infantile aumenta per il terzo anno consecutivo, con un rischio triplicato nelle aree svantaggiate | Mortalità infantile e infantile

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La mortalità infantile è aumentata per il terzo anno consecutivo, con il rischio di morte per i bambini nati in aree povere quasi tre volte superiore rispetto a quelli provenienti da codici postali più ricchi, mostrano nuovi dati.

Lo scorso anno il tasso di mortalità dei bambini di età inferiore a un anno è aumentato da 3,8 a 3,9 ogni 1.000 nati, sebbene il numero complessivo di morti infantili sia diminuito del 2%, a causa di un tasso di natalità inferiore.

La prof.ssa Karen Luyt, neonatologa dell’Università di Bristol e direttrice del National Child Mortality Database (NCMD), ha affermato che ciò riflette il modo in cui “la disuguaglianza è persistita”, con forti disparità tra etnia, geografia e contesto socioeconomico.

“Al momento c’è un problema”, ha detto. “Ciò significa che dobbiamo cambiare rotta per affrontarlo”.

La prematurità è la principale causa di morte per i neonati, che secondo Luyt è dovuta alla salute delle donne, tra cui l’obesità e il fumo, nonché alla variazione regionale nella disponibilità di cure specialistiche durante la gravidanza e dopo la nascita.

Ha aggiunto che anche l’aumento dei tassi di povertà infantile contribuisce, con il Regno Unito che “rimane indietro” rispetto a paesi comparabili.

Il Regno Unito è attualmente al 10° posto su 38 paesi OCSE per mortalità infantile (morti di bambini di età inferiore a un anno), con quattro decessi registrati ogni 1.000 nati vivi. È noto che la mortalità infantile è un indicatore delle prestazioni del sistema sanitario.

Luyt ha affermato che il governo dovrebbe introdurre politiche per ridurre la mortalità infantile, compresi interventi mirati alle “aree e ai gruppi più bisognosi”.

Sebbene le disparità etniche si siano leggermente ridotte lo scorso anno, il tasso di neonati neri rimane più del doppio di quello dei bambini bianchi. Su un periodo di cinque anni, il tasso di mortalità per i bambini neri caraibici è stato di 9,2 per 1.000 neonati, 8,4 per i neri africani e 7,2 per quelli asiatici pakistani, rispetto a 2,8 per i bambini bianchi britannici.

I dati mostrano anche un ampio divario socioeconomico, con il tasso di mortalità infantile nei quartieri più poveri pari a 5,5 per 1.000 nati vivi, rispetto a 2 nelle aree più ricche. Ciò rappresenta una leggera riduzione rispetto all’anno precedente, anche se negli ultimi cinque anni si è visto un tasso in aumento su base annua nelle aree più povere in contrasto con un tasso relativamente stabile per i bambini provenienti dai quartieri più ricchi.

I dati mostrano anche una notevole variazione geografica, con i tassi più alti nelle Midlands occidentali e nello Yorkshire, e i più bassi nel sud dell’Inghilterra.

I ricercatori hanno precedentemente suggerito che i tassi di mortalità infantile potrebbero essere ridotti attraverso interventi mirati sulle gravidanze adolescenziali, sulla depressione materna, sul parto pretermine e sul fumo durante la gravidanza, nonché attraverso cambiamenti strutturali per affrontare la disuguaglianza socioeconomica.

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