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Il primo DNA dei calchi di Pompei chiarisce chi fossero le vittime

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Rappresentazione artistica del Vesuvio in eruzione vicino a Pompei

L’eruzione del Vesuvio (illustrazione dell’artista) seppellì la città di Pompei, in Italia, sotto almeno sei metri di detriti vulcanici.Crediti: Club Culturale/Bridgeman/Getty

Nota dell’editore: questo articolo include la fotografia di un calco in gesso di una persona morta a Pompei.

Frammenti di ossa umane recuperati a Pompei, in Italia, hanno restituito il DNA di persone morte durante l’eruzione del Vesuvio – e i dati genetici stanno sfidando le vecchie ipotesi sull’identità e sulle relazioni delle vittime1.

I ricercatori hanno ottenuto i frammenti ossei dai calchi in gesso delle persone morte nell’eruzione, che seppellì la città sotto cenere e pomice in a.D 79. Il DNA è il primo ad essere recuperato dai calchi e rivela dettagli sul sesso, l’ascendenza e i legami familiari di cinque individui.

Una narrazione sfatata dai dati genetici, pubblicata oggi in Biologia attualeè incentrato su una vittima a lungo ritenuta una madre morta mentre teneva in braccio il proprio figlio. Un intricato braccialetto d’oro su uno dei loro bracci contribuiva all’attribuzione del genere femminile all’individuo. Dall’analisi del DNA è emerso invece che l’individuo era di sesso maschile e non aveva alcun legame familiare con il bambino.

L’inversione mostra che il DNA può “riscrivere la storia, o le storie di un particolare gruppo di individui”, afferma il coautore David Caramelli, antropologo dell’Università di Firenze in Italia.

“Hanno fatto davvero un ottimo lavoro nel sottolineare che queste narrazioni erano fortemente parziali e che questi giudizi erano stati espressi senza alcun dato scientifico”, afferma l’antropologo John Lindo, che studia il DNA antico alla Emory University, ad Atlanta, in Georgia.

Momento della morte

Da quando iniziarono gli scavi degli scavi di Pompei nel 1700, sono stati realizzati più di 100 calchi in gesso dei corpi delle vittime versando gesso liquido nei vuoti lasciati dalla distruzione dei loro tessuti molli. Molti di questi calchi racchiudono ancora pezzi delle ossa delle vittime.

I ricercatori hanno avuto l’opportunità di raccogliere alcuni di questi frammenti durante i lavori di restauro di 86 dei 104 calchi in gesso. I campioni di cinque individui hanno prodotto genomi completi o parziali. I ricercatori sono stati molto fortunati, dice Lindo. “Il solo fatto di essere esposti a quel tipo di calore avrebbe distrutto gran parte del DNA, e poi essere mescolati nell’ambiente con il cerotto in seguito avrebbe complicato la situazione.”

Un restauratore che indossa guanti blu lavora su una vittima pietrificata sdraiata su un tavolo

Un restauratore lavora su uno dei calchi in gesso di un personaggio morto a Pompei.Credito: Salvatore Laporta/KONTROLAB/LightRocket/Getty

Secondo l’analisi del DNA, tutti e cinque gli individui erano maschi. L’analisi ha anche rivelato dettagli delle loro relazioni reciproche. Ad esempio, i resti della persona che indossava il braccialetto d’oro e del bambino che portava con sé sono stati scoperti insieme ad altri due. Finora si pensava che le persone del gruppo appartenessero alla stessa famiglia, ma l’analisi del DNA non ha mostrato alcun legame biologico tra loro. I risultati evidenziano quanto possano essere inaffidabili tali interpretazioni convenzionali, spesso basate su prove limitate, affermano gli autori.

Un’altra interpretazione messa in discussione dai nuovi dati riguarda due individui trovati in un apparente abbraccio. In precedenza si pensava che fossero sorelle o una madre e una figlia, ma l’analisi genetica ora suggerisce che almeno una di loro fosse maschio.

“Ciò che fa questo studio è ricordarci che ci sono davvero dei miti da sfatare”, afferma Steven Ellis, un archeologo dell’Università di Cincinnati, Ohio, che ha condotto gli scavi a Pompei. Nota che la maggior parte delle narrazioni costruite attorno ai calchi in gesso sono interpretazioni semplificate progettate per aumentare l’interesse del pubblico. Gli attuali studi su Pompei non accettano necessariamente le interpretazioni passate dei calchi, ma “i calchi in gesso sono uno straordinario simbolo della tragedia che è la storia di Pompei e hanno sempre creato scalpore”, dice.

L’analisi del DNA ha inoltre confermato che la popolazione di Pompei era geneticamente diversificata: gli individui analizzati erano discendenti di immigrati provenienti dal Mediterraneo orientale. “Lo sappiamo dai gioielli che indossano, dai culti che seguono, dalle decorazioni che adornano le case”, dice Ellis. “Ma non lo sapevamo davvero dal cast del corpo stesso. Ora lo sappiamo, e questa è un’informazione piuttosto importante”.

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