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L’accordo italiano sull’asilo in Albania è diventato un disastro politico per Giorgia Meloni | Italia

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Un accordo multimilionario sulla migrazione tra Italia e Albania volto a frenare gli arrivi è stato presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, come un nuovo modello su come istituire centri di trattamento e detenzione per richiedenti asilo al di fuori dell’UE.

Le strutture in Albania avrebbero dovuto accogliere fino a 3.000 uomini intercettati in acque internazionali durante la traversata dall’Africa all’Europa. Ma sembra che né von der Leyen né il primo ministro italiano di estrema destra, Giorgia Meloni, abbiano tenuto conto della legge esistente.

Appena un mese dopo la tanto pubblicizzata apertura, solo 24 richiedenti asilo sono stati inviati in Albania, e ora non ne rimane nessuno; cinque hanno trascorso meno di 12 ore in un centro di detenzione, mentre il resto è rimasto per poco più di 48 ore.

Tutti sono stati trasferiti in Italia dopo che i giudici italiani hanno ritenuto illegale trattenerli in Albania prima del rimpatrio in paesi, come il Bangladesh e l’Egitto, considerati “sicuri” da Roma. Nel farlo i giudici stavano confermando la sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGE) secondo cui un paese al di fuori del blocco non poteva essere dichiarato sicuro a meno che il suo intero territorio non fosse ritenuto sicuro.

L’imbarazzo dell’Italia per il progetto, attaccato dai partiti di opposizione come un “fallimento completo” che costerà circa 1 miliardo di euro (830 milioni di sterline) in cinque anni, ha scatenato una disputa tra le autorità e i giudici, che sono stati accusati da partiti di estrema destra di ostacolare il progetto.

Eppure gli osservatori dicono che la Meloni e i suoi alleati sapevano fin dall’inizio che c’era il rischio che l’accordo non funzionasse, dato che la sentenza della Corte di giustizia europea era solo una delle tante questioni legali. Chiara Favilli, professoressa di diritto dell’Unione Europea all’Università di Firenze, ha dichiarato: “Dal 1993 diversi stati europei hanno proposto soluzioni simili all’accordo dell’Italia con l’Albania. Tuttavia, sono sempre stati respinti. Accordi come quello tra Albania e Italia sono inconciliabili con alcune norme fondamentali”.

Mesi prima della firma dell’accordo tra Albania e Italia, numerose ONG, accademici ed esperti avevano sollevato dubbi sul fatto che potesse essere considerato umano o addirittura legale ai sensi del diritto internazionale.

Le loro chiamate furono ignorate. I sostenitori hanno insistito sul fatto che, se non altro, il progetto era più umano che consegnare le persone ai paesi in via di sviluppo, come avrebbe fatto il programma di deportazione dell’ultimo governo britannico, con lo Stato italiano responsabile del destino degli uomini e del rispetto di determinate norme, e meno problematico rispetto al programma di deportazione adottato dall’ultimo governo britannico. l’attuale pratica dell’UE di dare soldi ai paesi nordafricani per migliorare i loro controlli alle frontiere.

Tuttavia, poiché probabilmente dovrà affrontare ulteriori sfide legali, l’accordo sta diventando un fiasco. Secondo un recente sondaggio il 55% degli italiani non lo apprezza.

È in gioco la credibilità di un governo che ha fatto dell’immigrazione una questione centrale nella sua campagna elettorale e che in passato ha criticato i suoi predecessori per aver speso denaro pubblico nella gestione della crisi migratoria. (Il trasporto via mare su una nave militare italiana degli otto uomini arrivati ​​in Albania lo scorso fine settimana è costato 250.000 euro – più di 31.000 euro per richiedente asilo a bordo.)

Di fronte alla progressiva fine dell’accordo, il governo italiano si è scagliato come da tempo contro la magistratura, definendo coloro che si sono espressi contro l’accordo come “magistrati politicizzati” che “vorrebbero abolire i confini dell’Italia”.

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Anche Elon Musk è intervenuto, appoggiando l’amico Meloni e denunciando la decisione dei magistrati dichiarando: “Questi giudici devono andarsene”. Con una mossa davvero insolita, il presidente italiano, Sergio Mattarella, ha dato a Musk una risposta acida: “L’Italia sa come prendersi cura di se stessa”.

La scorsa settimana la polizia ha rafforzato le protezioni per Silvia Albano, uno dei sei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma che il 18 ottobre non ha convalidato la detenzione dei richiedenti asilo in Albania. Dopo la sentenza ha ricevuto minacce di morte.

Stefano Musolino, sostituto procuratore di Reggio Calabria e membro dell’associazione nazionale magistrati, ha dichiarato: “Ciò che non si capisce è che se un giudice autorizzasse il rimpatrio o la detenzione di migranti in Albania, contrariamente alle leggi internazionali che vincolano l’Italia, i loro verdetti sarebbero illeciti”.

In un momento in cui il governo sta lottando per pareggiare il bilancio – tagliando i fondi per l’istruzione, la sanità e la sicurezza sociale – i partiti di opposizione hanno descritto l’accordo come un “disastro finanziario”.

Elly Schlein, leader del Partito Democratico italiano, ha dichiarato: “La Meloni aumenta le tasse e spreca quasi un miliardo di euro del denaro dei contribuenti nei centri per migranti in Albania. Avremmo potuto usarli per rafforzare il servizio sanitario nazionale, dove ogni anno più di 4,5 milioni di persone non possono ricevere cure. Ora tocca alla Meloni smantellare i centri. Allora è arrivato il momento di chiedere scusa a tutti gli italiani”.

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