Ci sono quattro cose che dovrei dirti e quattro cose che non dovrei, ma scelgo di non dirne nessuna. C’è un tempo limitato prima che questo partito crolli; un tempo limitato prima di ripercorrerlo nuovamente; un tempo limitato prima che ciò che resta dei nostri atomi si riformi in un oggetto in movimento.
Benvenuto alla fine del mondo, tesoro.
Almeno qui non si muore.
Soprattutto.
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Mi prendi la mano e balliamo, mentre la musica pulsa intorno a noi, e ho appena il tempo di dirti che mi piace il tuo vestito argentato.
Indossi dei jeans la prossima volta che ti vedo, e sono sorpresa di riconoscere che sei tu. Il tuo intero aspetto è diverso – anche il mio lo è – ma in qualche modo ci ritroviamo nella folla ammassata.
La stanza intorno a noi si restringe mentre il superstato crolla e tutti gridano “Felice Anno Nuovo!”, il suono delle loro voci svanisce mentre l’universo finisce.
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Il meccanismo dietro tutto questo è uno che non capisco.
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Ma non è necessario capirlo, basta sperimentarlo, mentre attraversiamo un numero infinito di possibilità. La festa è sott’acqua quando ti rivedo, e il verde smeraldo delle tue scaglie si muove a tempo con le luci delle alghe. Ti prendo la mano mentre si forma un vortice e ci lasciamo risucchiare insieme dal vortice.
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Sviluppiamo una routine, così come due anime che svolazzano tra universi che crollano possono sviluppare una routine. Tu mi trovi o io trovo te, ma non importa perché ci troviamo quasi sempre. A volte trascorriamo alcuni minuti insieme; a volte, solo pochi secondi. Ma è nello spazio tra i secondi che mi innamoro di te.
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Divento dipendente dal trovarti, dal toccarti, dal sapere che sei l’unico punto permanente in tutta la mia frammentata esistenza. Tu ridi e mi dici che sono uno sciocco, che ci sarà un domani e un altro domani, che c’è sempre un domani, anche se il nostro mondo finisce sempre.
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Ci sono fuochi d’artificio in questo universo, che esplodono sopra le nostre teste mentre tutto inizia a chiudersi. Inclini la testa all’indietro e i gioielli infilati tra i tuoi riccioli brillano nella luce che esplode.
E poi ti giri verso di me e, per un breve intervallo, vedo un luccichio scuro muoversi lungo il tuo braccio. La sua vista mi fa contorcere le viscere, ma ne respingo il pensiero, il significato. Mi convinco che si tratti semplicemente dell’illuminazione intermittente mentre l’oscurità e la luce si scambiano in alto.
“Buon Anno!” dico, e tu ti allunghi per baciarmi come se fosse la prima volta che lo facciamo. Affondo nel tuo abbraccio, proprio come affonderò nel tuo abbraccio per i prossimi cinque universi che attraverseremo.
Ma lo vedo ancora e ancora e ancora, finché a volte anche tu puoi vederlo attraversare il tuo corpo.
“Che cos ‘era questo?” chiedi, mentre mi agiti contro i tuoi tentacoli simili a quelli di un polipo.
“Niente”, rispondo, e ti stringo più vicino con quattro dei miei.